biljana_sottacqua

Non è da me farmi fotine tanto sceme. Ma il Freelancecamp mi galvanizza e tira fuori la mia parte più giocosa. Ho rilasciato un’intervista alla mia laica trimurti (Alessandra, Miriam, Gianluca, cui dedico il più grato e affettuoso dei miei pensieri). Ma voi leggete le altre interviste che sono ovviamente migliori. Ci vediamo a Marina Romea il 24 e 25 maggio!

fotine

Glu glu glu

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giringiri

Lance libere a bomba contro l’ingiustizia

La mia passione per i badge ha del patologico: stavo evitando fosse sciupato dal costume bagnato. | Foto di @annetta80

Sono tornata al Freelancecamp. Sono tornata dal Freelancecamp. Un evento di altissima qualità e ad altissimo comfort. In cui il tasso di Quanto sei freelance? non si misura in partita IVA, perché è più una condizione esistenziale, trasversale alle generazioni e alle professioni: non siamo precari, siamo i pionieri di oggi. Elenco qui (con un eloquente rapporto di 5:1) quel che ho amato e quel che mi è dispiaciuto del Freelancecamp 2013, aspettando l’edizione 2014, ma anche il Romagnacamp di settembre (però: una quasiemiliana come me è tollerata?).

Mi è piaciuto del Freelancecamp:

Jedan. Lo speech con i capelli bagnati (ma non ditelo a mia mamma), in prendisole col costume sotto, e a piedi nudi.

Dva. L’alta qualità e l’incredibile varietà degli interventi. Il fisco del commercialista in incognito, la voglia di creatività di @decarola, le riflessioni sulla grande azienda di @spottino

Tri. Il gadget della crisi (e della resistenza alla crisi): le “mutande” di Simplycris, che però l’anno prossimo deve venire di persona a raccontarci un po’.

Četri. Lo storify a distanza di @etino fatto addirittura prima che l’evento fosse finito (da procrastinatrice perenne l’avrei fatto non prima di un mese dopo: quindi grazie!)

Pet. Il popo di @robyzante nella sua pancia: auguri a una donna straordinaria dalle inesauribili energie, tutte positive.

Šest. La logistica perfetta mia e di @alicebrignani per arrivare a Marina Romea alle 9,29 del primo giorno.

Sedam. Un invito a Torino da @maricler che non vedo l’ora di onorare.

Osam. L’ironia nascosta dietro la riservatezza di @samskeyti79, che da supertecnico ha spiegato i servizi di cloud molto meglio di tanti “divulgatori”.

Devet. L’ospitalità di @beppe142 e @annetta80 (Beppe, il sushi a Bo quando vuoi!).

Deset. Arrivare al Boca al mattino, fare subito una nuotata in visibilio e tutti a chiedere Ma hai già fatto il bagno?!

Jedanaest. La complicità senza soluzione di continuità tra freelance, piccoli imprenditori come @nicbonora e @marcobrambilla, e una cooperatrice come me (che sono piccola imprenditrice e libera professionista, e pure precaria ma confermo @mafedebaggis che si può vivere serenamente uguale).

Dvanaest. La passeggiatina nella palude al tramonto tra nugoli di zanzare belli unti di vape erbal.

Trinaest. Le battute di @gallizio, nonostante l’imbarazzo dovuto all’impossibile repressione delle risate (ci ho provato, giuro: e ci sto lavorando su).

Četrnaest. La consapevolezza condivisa che grammar matters (ma non c’era alcun borioso grammarnazi in vista).

Petnaest. La mia nuova sacra (ma laica) trimurti, con un Hvala! grande da qui a lì.

Non mi è piaciuto del Freelancecamp:

A. Non poter parlare con tutti, almeno due parole, almeno “Bello il tuo intervento, interessante la tua domanda”.

Be. Aver dimenticato un costume al Boca, che fessa.

Ce. Il mio intervento, che poteva uscire meglio. Ma attribuisco tutta la colpa all’eccessiva beltà delle altre presentazioni, quindi va bene così.

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