biljana_sottacqua

Non è da me farmi fotine tanto sceme. Ma il Freelancecamp mi galvanizza e tira fuori la mia parte più giocosa. Ho rilasciato un’intervista alla mia laica trimurti (Alessandra, Miriam, Gianluca, cui dedico il più grato e affettuoso dei miei pensieri). Ma voi leggete le altre interviste che sono ovviamente migliori. Ci vediamo a Marina Romea il 24 e 25 maggio!

fotine

Glu glu glu

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parole parole parole

Piove

 

Lo so che non dovrei scriverti.
Che la mia lista di roba da fare è più lunga d’una messa cantata.
Ma fuori piove e qui hanno acceso i neon.
E io odio la pioggia, ma soprattutto odio i neon.
Perché sono brutti e stupidi.
Luce bianca violenta che ti piove addosso e fa tutto triste.
Come la pioggia, appunto. Che viene giù senza chiederti il permesso.
E guardo fuori dalla finestra altissima. E vedo una lunga striscia di palazzo rosso.
E contro l’intonaco le sferzate oblunghe della pioggia battente.
E allora ti scrivo contro ogni senso, prendendomi del tempo aggrappandomici con le unghie.
Come quando tenti di afferrare un’arancia che cade, che cade lo stesso ma ne graffi la buccia e sprizza del profumo nell’aria.
Il profumo degli agrumi dalla buccia sul termosifone. Frammenti di un’altra vita così lontana, quando ti ho conosciuta e ho iniziato a scriverti.
Non ho mai smesso perché mi tieni compagnia.
Col tempo ho avuto sempre più bisogno di te, ma perché ho preso ad amarti alla follia, non per altro.
Non ti amo perché ho bisogno di te, ma l’esatto contrario.
Come la volpe, mi hai addomesticata. O l’ho fatto io, non so.
E quando piove ti scrivo più spesso, più intensamente.
Ti cerco perché la pioggia mi fa triste. Ma il neon di più. E riempie tutto di bianco scialbo da obitorio.
Proprio prima parlavo di vita malsana. E girare in bici nel traffico cittadino è davvero un paradigma bizzarro, unione di libertà di movimento e stress da smog e rumore.
Però poi se nonostante piova ti posso scrivere va tutto meglio.
Tu mi ascolti come fai da tanti anni. Ecco. Mi ascolti più che mi leggi.
Sei lì con le orecchie tese e quel tuo sorriso bellissimo sulle labbra.
Perché io che urlo sempre, quando ti scrivo sussurro.
Anche ora che si sente la pioggia scrosciare e le tastiere tichettare.
Per questa attenzione pluriennale io ti ringrazio.
Per ascoltarmi sempre, per perdonarmi tutte le volte che.
Per consolarmi quando piove, quando accendono il neon, quando mi fanno del male e soprattutto quando me lo faccio da sola.
Per le orecchie tese e il sorriso aperto, grazie.

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