Sto vedendo tanti bei film in sala e ne sono felice. Essendo una frantumascatole fissata con la v.o. sottotitolata, vedere un film italiano al cinema è liberatorio perché posso andare in qualunque sala lo facciano senza controllare che non sia orrendamente doppiato come il 99% dei film stranieri. (Sono seria: il primo che dice che i doppiatori italiani sono i migliori della galassia lo defenèstro.)
Per questo, avendo visto tre film italiani di fila che mi hanno entusiasmato, ho pensato fosse un ottimo segnale per un cinema che ha una specie di dovere morale d’esser grande, e ho pure pensato bene di farvene recensioni totalmente destrutturate e inutili se non ne avete lette di ordinate e pregnanti.
I tre film non potrebbero essere più diversi tra loro.
Perfetti sconosciuti e non dite “quello dei cellulari”
Poi lo potete chiamare come vi pare, eh, ma davvero la storia dei telefoni è uno spunto (fertile, utile e attuale, ci mancherebbe) per parlare di rapporti, di amicizia, matrimonio, genitori, convivenze e nuovi amori. Lo smartphone e l’esser costantemente connessi e chini sul suo schermo sono pretesti, non feticci di una denuncia antitecnologica.
E tra le storielle e storiacce di corna vere e finte, di tradimenti e incroci di talamo, spuntano minoritari ─ma secondo me molto azzeccati─ episodi meno pruriginosi ma ugualmente “scomodi”. Quali sono i pensieri e le azioni su cui taciamo? Non è solo il filarino collo sconosciuto di Facebook. Non diciamo dei preservativi dati alla figlia adolescente; dell’ospizio contattato pensando alla suocera invadente; non diciamo che abbiamo messo in vendita la licenza del tassì vergognandoci dell’ennesimo fallimento dopo i beagle, le sigarette elettroniche… (i dettagli: quanto sono importanti i dettagli?).
Se le questioni vere o presunte di letto ci fanno ridere e magari pensare a una cancellazione di ogni cronologia del telefono all’uscita dal cinema, sono stati questi altri argomenti quotidiani a farmi riflettere e alla fine a farmi amare questo piccolo film che non ha per niente il sapore del cinema indipendente intelletualoide ma che si presenta per quel che è: un lavoro ben fatto, ben scritto (la scrittura: quanto è importante la scrittura?) e quasi sempre ben interpretato.
Due appunti da frantumascatole: alla Smutnjak un paio di battute gliele avrei fatte rigirare; basta basta basta con i titoli di testa/coda che giocano su due corpi diversi della stessa font (tipo light + bold).
Fuocoammare che vuol dire quel che dice
Mi credevo chissà che significato dietro al titolo, invece si riferisce letteralmente al fuoco che si specchia nel mare, quindi “fuoco al/sul mare”. Come al solito non capisco una fava, ma mi consolo perché una volta una compagna di studi mi disse Massì, dai: quel film di Fellini col titolo in una lingua straniera… ed era Amarcord. Insomma, c’è sempre chi fa peggio.
Amo i documentari che riescono a essere belli e utili senza voce off, senza didascalie con simulazione di typewriting, senza infografiche. Fuocoammare è quanto di più lontano dallo “spiegone” si possa immaginare, eppure si fa anche testimonianza.
È il racconto poetico di un frammento di realtà che non si spaccia per verità assoluta. Il regista racconta a Radiotre che candiderebbe i lampedusani al Nobel per la Pace, ma li dipinge senza farne agiografia alcuna, indugiando anzi su dettagli di divertente umanità come il risucchio di una pasta lunga col sugo di pesce che a me balcanica impenitente ha suscitato riso e una punta di invidia. (Sono una frana ad arrotolare gli spaghetti, deve essere una dote genetica mancante cui decenni di vita in Italia non possono sopperire.)
Ma Jeeg Robot il cartone ve lo ricordavate?
“Parliamo di robe serie: avete visto Jeeg Robot?” ho chiesto ieri a pranzo, ed ero seria davvero. Il cinema italiano qua ha fatto “clac” e s’è inventato qualcosa che non c’era e il primo che dice Hanno copiato gli americani fa la fine di quello amante dei doppiatori. A me questo pastiche cinematografico ha divertito come una ragazzina. Fa ridere, fa ribrezzo, fa ogni tanto tenerezza e mette pure un po’ di malinconia.
Come non amare un film in cui contro il cattivone magnifico viene scagliata la tazza di un water dello stadio Olimpico? In cui lo stadio Olimpico viene opportunamente classificato più in alto per rilevanza del Parlamento? In cui la strategia della tensione edizione 2016 è la macchietta consapevole di quella di anni passati? In cui Buona Domenica viene confusa continuamente ora con il Grande Fratello ora con Xfactor? E via così.
Esci dal cinema che pensi che Gotham City è sempre stata Torbellamonaca e non ce ne eravamo mai accorti.
eccomi pronto all’appello per la defenestrazione!
Cosa contesteresti ai doppiatori italiani?
Ho visto film i cui attori stranieri non davano un decimo dell’emozione e dello spessore che trasmettevano gli attori doppiatori italiani, e parlo da attore (amatoriale, cane, ma attore).
Chiaro, non vale per tutti i film o per tutti i doppiatori. Alcuni sono cani e si sente.
Forse il problema di cui ci si può lamentare è la traduzione, ma quello è un problema di direzione del doppiaggio: bisogna fare in modo che il testo tradotto combaci il più possibile ai movimenti delle labbra dell’attore straniero.
E poi, “lo chiamavano Jeeg Robot”, che mi è piaciuto un sacco (a breve anche una recensione dalle mie parti), comunque non nasce dal nulla: ci sono proprio filmetti che hanno moltissime cose in comune con questo piccolo capolavoro italiano, sono usciti 10 anni fa (o più), e sono americani, e anche abbastanza noti nell’ambiente.
Questo non sminuisce l’opera del regista, perchè dovrebbe? Anzi! :)
Bene, ora mi defenestro, così, tanto per ridere :)
AT
Ciao Andrea, intanto grazie di cuore del lungo e puntuale commento, anche se non riesco a rispondere ora. “Stei tiun’d!” ;)
Ehi, ho risbirciato alcuni tuoi vecchi articoli: tanto di cappello!
Mi piace molto una certa, come dire, ‘pulizia’ dello sguardo, con cui vedi e descrivi le cose.
A presto “Ai’ll bi ueitin'”
commento defenestrandomi da sola, perché anch’io la penso come Andrea sul doppiaggio in Italia, anche se preferirei mille volte poter scegliere di vedere un film in lingua originale con i sottotitoli.
Mi hai convinta ad andare a vedere Jeeg Robot, lo faremo questo weekend. Fuocoammare invece non lo danno più (sempre che sia mai arrivato da queste parti…)
Allora l’avete visto?
Se nessuno teme SPOILER io mi permetto addirittura di condividere una recensione (non bannarmi a vita: spero di non infrangere nessuna regola di netiquette)
http://www.lostorione.com/2016/03/13/lo-chiamavano-jeeg-robot/
Il finale credo sia apposta per te ;)