Questa è una dichiarazione d’amore per il Festival più bello che c’è. Io a Internazionale a Ferrara mi sento come a casa. In sette anni non ho mai saltato un’edizione, mai un giorno. Mi si apre la testa, vedo un pezzo di mondo, incontro persone speciali, rivedo gli amici ma in un contesto nuovo, diverso, che ci porta in qualche modo a parlare di temi inusuali, curiosi. Passando “un weekend con i giornalisti di tutto il mondo”, ci si rende conto di quanto asfittico sia davvero il provincialismo italiano, cui ovviamente nemmeno la placida Ferrara sfugge, tranne tre giorni l’anno. Io che sono (anche) un po’ ferrarese, finalmente posso trovare un senso a questa mia ennesima identità. Sto per uscire e andare a Balcanizzazione dell’Europa. Da qualche edizione i Balcani si sono ridotti a questo, persino a Internazionale: a un paradigma. E invece tanto ci sarebbe ancora da dire sui “miei” Balcani, su quel pezzo di quella penisola che ogni tanto subisce il destino di saltare per aria (la “polveriera”, no?). Anche ieri sera è saltata la presenza invece prevista di un economista serbo, io che ero finalmente entusiasta che a essere serbo non fosse solo il proverbiale cecchino. Chissà se torneranno i miei Balcani a Internazionale, per poter riflettere sui danni ancora lasciati dalle guerre assurde degli anni Novanta del Novecento (che pessimo tempismo!). Anche se altre guerre incalzano.

La foto è mia, scattata in una vera strada di Ferrara, in un giorno in cui poi mi sono sentita triste, uno di quei 362 giorni l’anno in cui Ferrara NON è un ponte sul mondo.

fotine

Ferrara pons mundi

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