téchne

La mia breve vita con Android e senza app

Ho sempre fatto esperimenti psico-antropologici su me stessa. Ora potete leggerne gli strampalati risultati sul Most blog: che fortunati, che siete!

tweetbot1_313x313È successo che banalmente mi s’è rotto il tastino di sopra del mio banale iPhone 4S* (preso in abbonamento con 3 quasi due anni fa). A quanto pare il tastino di sopra (che serve a spegnere l’aggeggio) si rompe spesso, almeno a giudicare dalle millemila segnalazioni sul web.
È successo che banalmente io dello smartphone non voglio fare a meno (posso, ma non voglio): non per il telefono, lo sapete bene che non rispondo quasi mai, ma per internet. E non ho ancora un tablet mio. E quindi mi seccava stare 10/15 gg senza. Perché –banalmente– la 3 se lo tiene 10/15 gg in assistenza, che mi paiono tanti.
È anche successo che straodinariamente sono andata a Pisa per l’Internet Festival, come membro del Social Media Team, e non era il caso di restare senza smartphone in quella occasione, proprio no. Quindi per un paio di mesi mi sono arrangiata con questa modalità alla fine neanche troppo scomoda: una palletta vagante sullo schermo.

Poiché però fino a dicembre l’iPhone è in garanzia e vale la pena risolvere il problema in modalità un po’ meno bricoleur, mi sono ingegnata per trovare una soluzione temporanea.

tweetbot2_313x313

È successo che straordinariamente (anzi, banalmente) mia sorella ha lasciato l’Italia per un po’, portandosi via il suo iPhone ma lasciando qui il suo abbonamento. Allora ho preso uno smartphone qualsiasi –un LG con Android preso a caso su eprice– per trasferire l’abbonamento. Ma prima di passare telefono e piano inutilizzato al nuovo proprietario, mi sto tenendo l’aggeggio con la mia SIM dentro in attesa che 3 si spicci a fare quello che deve fare (ossia: darmi un iPhone nuovo; e allora perché si tengono il vecchio due settimane? Disgraziati!).

Poche cose ho da dire sul mio temporaneo Android. Se non che è brutto, davvero brutto. Esteticamente, dico. Ma anche a livello di usabilità. Volete convincermi del contrario? Provate, se volete, nei commenti. O invitatemi per un tè.

Invece mi sta piacendo verificare il mio rapporto con le app. Quali mi mancano? Di quali posso fare a meno? Di quali abuso? Non sto infatti a scaricarmi le app su un telefono a scadenza, non ne vale la pena (per me). Quindi eccole, commentate in ordine un po’ random un po’ no.

tweetbot3_313x3131. Tweetbot

L’unica app che ho scaricato su ‘sto coso è quella di Twitter. Perché la voglio. Non sono stata a comprare Tweetbot per Android per 10 gg. Anche perché NON ESISTE. Ma mi manca. Perché è bello, perché è logico, è usabile molto più della app “ufficiale” di Twitter. Tweetbot über alles. Se avete Apple, compratela, scaricatela, amatela, questa app.

2. Whatsapp

A quanto pare senza Whatsapp non s(appiam)o più stare. Era l’unica altra app che volevo mettere, anche solo temporaneamente. Ma dopo averla installata e disinstallata per motivi non importanti, rifiuta di re-installarsi nell’LG. Per i più nerd, il messaggio che compare è: Authentication is required. You need to sign in to your Google Account. Ma poi non mi fa fare niente. Ed è un mistero, perché tutte le altre app –gratuite e a pagamento– le scarica senza problemi.

3. Instagram

Le mie fotine quadrate bruttarelle un po’ mi mancano, confesso.

4. Gmail

La Gmail c’è di default anche su Android. Ma è molto diversa da quella per iOS, fulgido esempio di bellezza e usabilità: la combinazione perfetta. Questa qua è imparagonabile e insufficiente. Per me.

5. Pocket

È il mio strumento per salvare e poi catalogare tutte le cose belle che trovo sul web. È di una bellezza che ti fa cantare. Se salvi un link da Twitter, ti salva anche il tuit relativo, così ti ricordi al volo chi ha suggetito la lettura di quella pagina, quando è perché. Ogni volta che postate qualcosa di interessante su Twitter mi prudono le mani dalla voglia di mettere il link “in tasca”: non vedo l’ora di riaverla.

6. Songkick

Non apro questa app spessissimo. Anche perché mi rifiuto di impiegare del tempo a scovare i concerti a cui voglio andare (ci pensano già e me li segnalano opportunamente amici così carini che ho già ringraziato più e più volte). Però è bellissima (nell’uso e nell’apparenza) e la apro per salvare concerti di cui sono stata informata e che voglio quindi tenere riassunti su questa app da bacetti.

7. [mini]marketing

Il blog di Gianluca Diegoli, che leggo da molto prima di avere la fortuna sfacciata di conoscere di persona l’autore, è più sensato leggerlo da schermo grande, ossia dal mio Mac* fisso dell’ufficio o di casa. Però se per caso voglio pregustarmi le prime righe del nuovo [mini]post di cui leggo su Twitter –ormai è un vezzo!– chiudo Tweetbot e apro la [mini]app. Che lusso. Mi manca.

8. Solar

Non so se questa app meteorologa “ci azzecchi”. Fatto sta che è così “poco ingegneristica” (non si offendano gli ingneneri, amo molto gli ingegneri: ho le prove!) che è uno spettacolo immergersi in quelle gocce che cadono dallo/sullo schermo, dappertutto. A volte la apro solo per sbirciare questi effetti. E mi scordo di vedere che tempo farà.

9. Shazam

Ecco, questa non è che proprio proprio mi manchi. La uso, è utile. È la app di quando il titolo della canzone ce l’hai sulla punta della lingua, ma non riesci a leggerlo. Solo che quando la uso in auto d’istinto mi viene da puntare il telefono verso l’autoradio, mica verso le casse. E vengo puntualmente presa in giro per la mia dabbenaggine. Quindi a 10 giorni senza Shazam sopravvivo, dai. Piuttosto, quand’è che inventate un riconoscitore di specie botaniche? A me e alle mie amiche serve per quando andiamo in montagna. Su, su: ingegnarsi.

10. WordPress

Non uso la app di WordPress per scrivere i post col telefono: bisognerebbe proprio essere masochisti, per farlo! Ma è fatta da dio e ci controllo i commenti, per rispondere al volo se sono fuori. A volte –confesso– sbircio anche le statistiche. Che dire, grazie di cuore ai miei venticinque meravigliosi lettori.

* Non sono una Mac maniaca. I prodotti Apple (non tutti: iTunes e Safari fanno schifo) sono funzionali e belli. Banalmente.

Standard