Provo a descrivermi

Luisa May Alcott scrive che le lettrici vogliono conoscere meglio le protagoniste di un racconto. Io quando cerco dei consulenti apprezzo se si descrivono un poco oltre la sfera squisitamente professionale.

Sono nata in Iugoslavia abbastanza anni prima della sua dissoluzione da ricordarmi quanto fosse bella. Sono cresciuta tra la Dalmazia, il pescarese e il piceno parlando due lingue ma aimè zero dialetti (però capisco l’angolano, che si parla a Città Sant’Angelo, l’antica Angolum dei Vestini).

Ho studiato a Bologna, prima a Scienze della comunicazione e poi, grazie a una inattesa borsa di studio, alla Bologna Business School.
Unisco quindi una formazione accademica a una più orientata alla produzione di beni e servizi, trovandomi a mio agio in entrambi gli ambienti.

Negli anni dell’università oltre a aver studiato ho lavorato come giornalista e frequentato redazioni. Questa esperienza mi torna sempre utile quando mi occupo di media relations dal punto di vista di una organizzazione.
Ho cofondato e portato avanti per diversi anni il web magazine ambientalista Sottobosco.info con colleghi di talento rimasti amici.

Coltivo passioni che tenderebbero a essere totalizzanti ma io resisto e le pratico disordinatamente assieme.

Mi piace fare trekking in montagna: per me l’anello ideale non è quello con il diamante sopra.

Amo l’opera, preferibilmente nel teatro d’opera. Appena il Comunale di Bologna torna attivo (e le figlie si fanno adolescenti) riprendo il mio palchetto da abbonata. Apprezzo sia gli allestimenti classici che quelli arditi, quello che conta per me è centrare un’idea, oltre ovviamente a una esecuzione di qualità.

Mi piace seguire l’atletica e vari sport di squadra (sono tiepida con il calcio ma per motivi etici/mediatici/politici, non sportivi).

Amo il cinema, il teatro, le mostre bene allestite.

Leggo i già classici perché la contemporanea è rischiosa: “è piaciuto a tutti”, ma tutti chi?!

Ecco, a me non convince la comunicazione “tutto a tutti”. Intanto perché è più corretto dire “a tutte le persone”, ché il maschile sovraesteso ha avuto decenni di immeritato predominio.
Ma soprattutto perché nel caos comunicativo in cui siamo immersi, un fattore che può generare un felice incontro tra domanda e offerta è la rilevanza.

Mi piace costruire percorsi di senso rilevanti per chi li emette e per chi li riceve. Perché se il ricevente non è mai stato davvero passivo, oggi è più attivo e partecipe che mai. Costruire relazioni è più proficuo che fare proclami.

E il negletto B2B? Appunto! Il B2B è fatto quasi solo di relazioni! Quando mi contattano imprese che vendono a altre imprese quasi si scusano per non avere un setting abbastanza glamour e la pubblicità. Nonsense. La comunicazione B2B è un rompicapo fascinoso, e la costruzione di brand in questo ambito richiede una gestione delle risorse ancora più consapevole.